Il significato della parola pubalgia è: algia al pube, dolore nella zona pubica. La pubalgia è, quindi, una sindrome caratterizzata da forte dolore a livello del pube, dovuto a un’infiammazione dei muscoli che si inseriscono sulla sinfisi pubica tra cui i muscoli adduttori della coscia e il retto addominale. Il pube, insieme all’ ileo e all’ ischio, formano le ossa del bacino. Più precisamente si trova nella parte inferiore dell’osso iliaco.  La pubalgia è una condizione che può avere origine da numerosi disturbi. In generale, con il termine pubalgia si identifica il dolore dovuto a un’infiammazione di muscoli e tendini nella zona del pube. Nella maggior parte dei casi, le cause della pubalgia sono da ascrivere a una grande famiglia: quella dei microtraumi da movimento intenso, in cui il paziente ha ripetuto per troppe volte lo stesso gesto. Ed ecco perché così spesso si sente associare pubalgia e sport (anche non agonistico), in particolare il calcio o il ciclismo, che richiedono la ripetizione di gesti tecnici specifici. Per lo stesso principio, la pubalgia può interessare anche chi svolge ogni giorno attività professionali o meno che implicano l’applicazione dei medesimi movimenti. Con l’ileo e l’ischio, il pube costituisce parte delle ossa del bacino. È composto da questi elementi: ramo superiore, sulla cui superficie sono presenti muscolo adduttore lungo, muscolo otturatore esterno, muscolo adduttore breve e muscolo gracile; corpo anteriore; cresta pubica e superficie interna, legata a fibre del muscolo otturatore interno; ramo inferiore, su cui corrono i fasci dei muscoli adduttori. I citati muscoli adduttori partono all’altezza del pube e corrono verso il basso, innestandosi in vari livelli degli arti inferiori e consentendo di portare la gamba verso la linea mediana su cui il corpo si struttura. Il pube di destra e quello di sinistra sono connessi dalla sinfisi pubica, saldamente in posizione grazie a robusti legamenti. Sulle due superfici articolari è presente un rivestimento di cartilagine ialina, mentre tra una superficie articolare e l’altra si frappone un disco di fibrocartilagine. I sintomi della pubalgia si manifestano con uno in particolare: il tipico forte dolore, che si presenta soprattutto durante il risveglio mattutino oppure quando si dà il via all’esercizio fisico; dunque, quando il muscolo è ancora freddo. L’attività fisica fa sì che la sintomatologia migliori. Il dolore da pubalgia si irradia dalla zona inguinale e può espandersi lungo i muscoli adduttori o quelli addominali, fino a raggiungere organi genitali e perineo. Seppur più raramente, una pubalgia può dare anche sintomi alla vescica: il paziente ha la sensazione di non essere riuscito a svuotarla del tutto, con conseguente stimolo a urinare molto spesso anche se la vescica è in realtà vuota. Nello stadio più avanzato, i sintomi della pubalgia possono manifestarsi all’improvviso e con grande intensità durante il movimento, a tal punto da ostacolarne il proseguimento e perfino rendere difficoltoso il semplice atto di camminare. Ecco perché è molto importante non sottovalutare la presenza nella zona inguinale di dolori: una pubalgia potrebbe esserne infatti la causa non ancora diagnosticata. Dopo aver raccolto le informazioni tramite anamnesi ed esame clinico, possiamo provare a inquadrare il paziente in uno dei cinque gruppi di pubalgia i quali sono:   

La prima può caratterizzare l’Inserzione prossimale dell’adduttore lungo, con dolore sull’inserzione dell’adduttore lungo, può irradiare distalmente lungo la coscia mediale.               I Test contro resistenza in adduzione positivo, associato a dolore alla palpazione dell’inserzione dell’adduttore, probabile dolore nello stretch in abduzione di anca).

La seconda può caratterizzare la sinfisi pubica e zona circostante con dolore in zona sinfisi pubica e regione immediatamente circostante.  Presenta dolore alla palpazione della sinfisi pubica e/o della zona circostante. Non risponde sempre ai test contro resistenza, ma potrebbero risultare positivi i test per gli addominali e per gli adduttori.

La terza può caratterizzare l’Inserzione distale dell’ileopsoas e/o inserzione prossimale del retto del femore (difficile discriminare con esattezza quale tra le due sia coinvolta) con dolore nella zona anteriore e prossimale della coscia.     Il  dolore compare durante il test contro resistenza in flessione di anca, probabile dolore nello stretching in estensione di anca.

La quarta può caratterizzare il canale inguinale. Spesso causato da ernie della regione inguinale, con dolore nella zona inguinale che peggiora con l’attività, spesso provocato anche da un colpo di tosse o da uno starnuto il dolore alla palpazione del canale inguinale come il test di Valsalva risulterà positivo. Test contro resistenza degli addominali positivo.

L’ultima è caratterizzata dall’articolazione dell’anca. Negli atleti probabile impingement femoro-acetabolare (FAI).         In caso di FAI, dolore sulla zona anteriore e prossimale della coscia, a volte irradia fino al gluteo (come una morsa). Sintomo compare in determinate posizioni (specialmente in flessione di anca) o durante movimenti ripetuti. Si possono avvertire rigidità e sensazione di instabilità.

Il trattamento fisioterapico prevede

 

terapia manuale

stretching e potenziamento muscolare

revisione dei pattern motori tecnico-specifici

diatermia

laserterapia

onde d’urto

La modalità conservativa è quella che offre i migliori risultati, mentre la terapia chirurgica dovrebbe essere prerogativa solo dei pazienti che non hanno ottenuto nessun risultato con la terapia conservativa della durata di almeno tre mesi. Il trattamento manuale della pubalgia prevede innanzitutto una valutazione della meccanica articolare del bacino e soprattutto della sinfisi pubica per il recupero di una corretta mobilità articolare, coadiuvata da esercizi di stretching di propriocettiva, ma anche di recupero di forza muscolare e soprattutto del core stability. In aggiunta la tecarterapia in primis, ma anche onde d’urto,laserterapia, ionoforesi o mesoterapia, ne accelerano la risoluzione dello stato infiammatorio, diminuendo anche il frequente rischio di recidiva. La terapia manuale comprende tecniche di mobilizzazione dell’anca, allungamento dell’ileopsoas e allungamento degli adduttori Esercizi propriocettivi con apposite pedane in appoggio monopodalico e/o bipodalico. Esercizi di rinforzo e ricondizionamento della muscolatura:

adduttori

addominali

core stability

Successivamente un intervento di riequilibrio posturale e una eventuale correzione dei pattern motori sportivi, sono necessari per eliminare nuovi sovraccarichi e nuovi infortuni.