Per coxartrosi si intende l’artrosi dell’anca Questa articolazione infatti insieme al ginocchio, è la sede più colpita, probabilmente perché sono articolazioni in costante carico, visto che subiscono buona parte del peso del nostro corpo. Il quadro clinico della coxartrosi è caratterizzato da diversi elementi, di seguito ti riportiamo quelli principali: Dolore: è il sintomo principale. Nella prima fase d’insorgenza della patologia, questo sintomo è presente sotto carico e diminuisce fino a scomparire del tutto durante il riposo. Il dolore è acutizzato duranti i cambi di posizione passando dallo stare seduti allo stare in piedi, durante movimenti che provocano l’abduzione e la rotazione della testa femorale. Nel primo periodo dura pochi minuti e con il passare degli anni tende ad aumentare di durata, in concomitanza con il peggioramento della malattia. Il paziente tende ad assumere una postura in lieve abduzione, flessione e rotazione esterna dell’arto inferiore, li vediamo infatti con il piede dell’anca artrosica verso l’esterno. Alla palpazione della zona prossima alla testa omerale e in zona pubica si può avvertire dolore. Il paziente non riesce a mantenere il bacino in posizione stabile quando, durante la deambulazione, carica il peso sull’arto malato. Il decorso clinico di questa patologia è molto lento, didatticamente possiamo dividerlo in 3 fasi:
Prima fase: la condizione è asintomatica poiché il danno cartilagineo è appena iniziato;
Seconda fase: è detta “fase sintomatica”, perché si iniziano ad avvertire i primi fastidi. La condizione algica non è costante ed è raro che corrisponda a un movimento preciso. Proprio per questo motivo è difficile che il paziente si rechi dall’ortopedico per effettuare una visita di controllo.
Terza fase: fasi sintomatica conclamata. Sono presenti i sintomi che abbiamo descritto nel paragrafo precedente. Si può trovare giovamento con la fisioterapia se si interviene per tempo, mentre per i casi più gravi è necessario effettuare l’operazione chirurgica in cui si sostituisce la superficie ossea degenerata con elementi artificiali.
L’artrosi d’anca viene diagnosticata a seguito di una visita ortopedica, oltre ai testi clinici e palpatori, il medico studierà i risultati degli esami radiologici in cui potrà valutare il livello di degenerazione articolare. Il trattamento fisioterapico in questo tipo di condizione ha l’obbiettivo di ridurre i sintomi e migliorare la funzionalità articolare. Durante le terapie il fisioterapista utilizzerà le tecniche di terapia manuale, i mezzi fisici e gli esercizi. Vengono effettuate diverse tecniche di mobilizzazione articolare e miofasciale al fine di migliorare la motilità dei tessuti e ridurre il dolore, mentre in alcuni casi può tornare utile il supporto di mezzi come la Tecarterapia e Laserterapia. L’esercizio terapeutico ha il compito di recuperare l’equilibrio di forza muscolare dei muscoli di questa articolazione, oltre che migliorare il controllo motorio, l’equilibrio e la propriocezione. Molti esercizi, ad esempio, hanno lo scopo di migliorare il reclutamento del medio gluteo che risulta essere sempre molto debole. Talvolta risulta essere necessario anche allenare il tronco, per mantenere una corretta postura. La coxartrosi se non trattata per tempo può degenerare drasticamente, al punto da ridurre quasi del tutto la mobilità dell’anca. In questi casi, il paziente vede ridursi molto la propria qualità di vita, il dolore è costante, e diventa faticoso anche salire un piano di scale. In queste condizioni l’unica alternativa è impiantare una protesi, che sostituisca la componente ossea ormai alterata. L’impianto della protesi avviene anche nei casi di fratture che comportano la necrosi della testa femorale, in quest’ultimo caso l’intervento deve avvenire in maniera tempestiva. Le complicanze dell’intervento sono quasi tutte prevedibili e molto rare. Le principali sono:
la TVP: è un acronimo di trombosi delle vene profonde. Per evitare l’insorgere di questa condizione il paziente indosserà le calze elastiche sin dal primo giorno dopo l’operazione, sarà stimolato dal fisioterapista nella mobilizzazione del piede e a tenere la gamba distesa in alto; la lussazione della protesi: per evitare questo rischio il paziente dovrà evitare particolari posture che possano portare la protesi ad uscire dalla sede anatomica, come: accavallare le gambe, flettere eccessivamente, l’articolazione oltre i 90° o effettuare il movimento di adduzione mentre si è a letto. Se il paziente dorme sul fianco è necessario mettere un cuscino tra le due cosce in modo da non stressare troppo l’articolazione operata; la formazione di calcificazioni: per impedire la formazione delle calcificazioni occorre muovere l’articolazione sin dal primo giorno, ed apportare un carico graduale. I tempi di recupero per questo tipo di interventi non sono brevi, oscillano dai tre mesi e mezzo nel caso delle endoprotesi al 6-7 mesi per i casi più gravi con artroprotesi. Il fisioterapista lavorerà sia in fase preoperatoria che in quella postoperatoria. Durante la fase preoperatoria la fisioterapia ha l’obbiettivo di:
recuperare il tono muscolare e la propriocezione dell’arto inferiore;
istruire il paziente sulla conoscenza di alcuni esercizi di fisioterapia respiratoria che gli saranno utili nel periodo di degenza al letto;
educare il paziente all’uso delle stampelle, in modo che quando dovrà usarle già sa come muoversi;
La riabilitazione post-operatoria ha l’obbiettivo di far recuperare la maggiore funzionalità possibile all’anca. Il fisioterapista utilizzerà:
mobilizzazioni manuali attive e passive per recuperare la mobilità;
esercizi terapeutici per il recupero del tono muscolare, della propriocezione e dell’equilibrio;
terapia antalgica: con tecniche manuali e mezzi fisici al fine di dare il massimo sollievo al paziente.
Come intuirai, nel primo periodo il trattamento sarà per lo più passivo, a carico del fisioterapista, il quale si preoccuperà di trattare le aderenze fasciali legate alla cicatrice e di mobilizzare cautamente l’articolazione entro l’arco di movimento stabilito. Già dai primi giorni il paziente esegue esercizi di rinforzo del muscolo quadricipite e dei muscoli glutei che sono fondamentali per la ripresa della deambulazione. Il rinforzo muscolare in molti casi è stimolato dall’utilizzo dell’elettrostimolatore. Inizialmente il paziente potrà camminare con l’aiuto di un deambulatore, poi con il passare del tempo al deambulatore si sostituiranno le stampelle fino a raggiungere il carico totale. Quando l’ortopedico autorizzerà al carico completo, il fisioterapista inizierà a lavorare sulla dinamica del passo del paziente e imposterà un training di esercizi per il recupero della funzionalità dell’anca e delle prestazioni fisiche.